La taverna è un tipo di ristorante che ha radici antiche nella storia dell’ospitalità e dell’enogastronomia. In origine, queste locande erano dei luoghi di sosta per i viaggiatori che attraversavano le strade dell’antica Grecia e dell’Impero Romano. Qui potevano trovare un riparo per la notte e ristorarsi con cibo e vino.
Con il passare del tempo divennero sempre più popolari in Europa. Nel Medioevo erano spesso gestite da ordini religiosi e fornivano vivande ai pellegrini e ai viandanti; nel Rinascimento si diffusero nelle città europee e divennero luoghi di incontro per artisti, intellettuali e membri dell’aristocrazia. Con l’avvento del XX secolo, le taverne si trasformarono in ristoranti più sofisticati e si diffusero in tutto il mondo. Oggi continuano ad essere un importante punto di riferimento per l’enogastronomia, dove è possibile gustare piatti tradizionali e prelibatezze locali, accompagnati da una selezione di vini di alta qualità.
Per la nostra Taverna contemporanea ad Amalfi ci siamo ispirati alla figura di Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.
Nato a Napoli da una famiglia aristocratica, studiò giurisprudenza all’Università di Napoli e iniziò la sua carriera politica sotto il Regno delle Due Sicilie, dove divenne membro del parlamento.
Tuttavia, Ippolito Cavalcanti è noto soprattutto come uno dei più grandi gastronomi della sua epoca. Era appassionato di cucina e passava gran parte del suo tempo a sperimentare ricette e tecniche culinarie. Nel 1837 pubblicò il celebre trattato di cucina “Cucina Teorico-Pratica”, che divenne un testo classico della cucina italiana e rimane una fonte di ispirazione per chef e appassionati di cucina ancora oggi.
Oltre alla sua passione per la cucina, il Duca di Buonvicino fu anche un uomo politico impegnato, noto per le sue posizioni liberali e la sua opposizione alla monarchia borbonica. Dopo la rivoluzione del 1848, fu eletto governatore di Napoli e ricoprì anche altri importanti incarichi politici.
Dopo la sua morte nel 1867, Ippolito Cavalcanti fu ricordato sia come uno dei più grandi gastronomi della storia italiana che come un politico coraggioso e progressista. La sua eredità è ancora viva oggi, soprattutto attraverso il suo celebre trattato di cucina, che continua a influenzare la cucina italiana e internazionale.